CHERRY EYE
È una “membrana”, sorretta da 1 cartilagine a forma di “T” che segue il profilo corneale, rivestita esternamente dalla congiuntiva.
Alla sua base, non visibile in condizioni normali, alloggia una ghiandola lacrimale (detta appunto ghiandola della terza palpebra o di Harder), che produce una buona parte della porzione acquosa del film lacrimale.
Per queste sue caratteristiche anatomiche svolge una duplice azione di protezione della cornea, meccanica e funzionale a coprire il globo oculare per chiusura delle altre due palpebre (nel cane “sale passivamente” come conseguenza della retrazione volontaria del globo oculare nell’orbita), e a diffondere il film lacrimale.
PROLASSO DELLA GHIANDOLA DELLA TERZA PALPEBRA (CHERRY EYE)
Per prolasso si intende la condizione per cui la ghiandola lacrimale, che come abbiamo detto alloggia nella terza palpebra in posizione non visibile, se infiammata, in soggetti predisposti ad una lassità delle strutture che la contengono o per una particolare conformazione del cranio, può abbandonare la sua sede ed essere visibile ad occhio nudo, tra margine libero della terza palpebra e superficie oculare, apparendo come una massa rossa (da cui la definizione di “cherry eye”: “occhio a ciliegia”).
Il prolasso può essere monolaterale o bilaterale, presentarsi in tempi diversi per i due occhi, e interessa principalmente i cani, quelli giovani (3-12 mesi).
Anche se è può presentarsi in qualsiasi cane sia di razza che meticcio, esistono razze maggiormente predisposte come Bulldog Inglese, Bouledogue Francese, Pechinese, Shar Pei, Cane Corso, Bullmastiff, Alano, Mastino Napoletano, Beagle e Cocker Spaniel.
Il prolasso è invece raro nel gatto, con alcune segnalazioni nella razza Burmese.
COSA FACCIAMO?
La terapia è essenzialmente chirurgica e si basa sul riposizionamento della ghiandola nella sua sede. Secondo gli studi più recenti l’escissione chirurgica è invece sconsigliata proprio in quanto la ghiandola lacrimale è responsabile della produzione del 35% della frazione acquosa del fil lacrimale e quindi soggetti privati di essa risultano più predisposti a sviluppare una condizione patologica di “occhio secco” definita in medicina cheratocongiuntivite secca (KCS)
Le tecniche di riposizionamento sono multiple, anche se ad oggi la tecnica più utilizzata è la tasca di Morgan, con percentuale di successo pari al 90%.
DEFORMITÀ/ EVERSIONE DELLA CARTILAGINE DELLA TERZA PALPEBRA
Lo “scheletro a forma di T” che conferisce forma e rigidità alla terza palpebra, durante il periodo di accrescimento, può avere una crescita sproporzionata che ne comporta la deformità.
Questo difetto può interessare la porzione verticale (eversione) o quella orizzontale (margine libero). Le razze maggiormente predisposte alla prima forma sono: Alano, Weimaraner, Pointer, San Bernardo, Shar Pei, Cane Corso.
LE CONSEGUENZE?
Oltre ad inestetismo può indurre congiuntivite cronica e lacrimazione (epifora) dovuta a deviazione del film lacrimale al di fuori della fessura palpebrale.
COSA FACCIAMO?
È possibile correggere il difetto asportando chirurgicamente la porzione di cartilagine deformata.
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